Il festival del Cinema Americano di Deauville è in pieno svolgimento e Jesse Eisenberg (lo adoro) è stato invitato per presentare il suo primo film da regista, When you finish saving the world.
L’attore newyorkese lanciato da The Social Network ha anche ricevuto il Deauville Talent Award, ma soprattutto ha inaugurato la sua cabina sulla celebre spiaggia della Normandia, unendo il suo nome a quelli di tante altre star del cinema mondiale.
Vedendo le foto di Eisenberg sorridente durante l’inaugurazione, mi sono venute in mente alcune foto che scattai qualche anno fa negli stessi luoghi.
Sono 60 i film selezionati in questa 48.ma edizione del Festival di Deauville, che chiuderà i battenti il prossimo 11 settembre.
Bellême ha mille anni di storia e tradizioni. Si trova nel Perche, terra di manieri solitari e abbazie sperdute nella campagna, tra boschi, colline e alberi centenari. Un territorio quasi interamente parco protetto, raffinato concentrato di natura e bellezza.
Mille anni di storia
La storia di Bellême inizia a metà del X secolo quando un nobile normanno, Ivo di Creil (940 circa – 1005), riceve dal sovrano carolingio Luigi IV di Outremer l’ordine di difendere un crocevia di due strade, una proveniente da Chartres, l’altra da Evreux ed entrambi diretti a Le Mans. È sotto il regno di Ivo che viene costruito un castello sulle alture di uno sperone calcareo (situato a poche decine di metri dall’attuale parco di Vigan) e che il villaggio comincia a popolarsi.
Ma a rendere famosa Bellême sono i suoi eredi, che estendono il nome ai confini dell’Orne: il loro territorio si estende per 120 chilometri e arriva fino a Sées e Domfront.
La caduta della dinastia
Totale cambio di rotta nel XII secolo, quando uno dei suoi discendenti, Robert de Bellême, vede le sue terre confiscate dal re di Francia Luigi VI detto il Grosso. Il monarca francese si mette d’accordo con il re d’Inghilterra Henri Beauclerc per donarlo a Rotrou III, conte di Nogent e Mortagne-au-Perche. È la caduta della dinastia dei Bellême.
Il Perche diventa quindi una contea e “non solo una foresta”, come era chiamata fino ad allora. Grazie alla sua imponente fortezza, la città riesce comunque a mantenere una posizione strategica. Sarà infatti considerata la capitale del Perche fino al XVI secolo, quando cederà il posto a Mortagne.
Tra mercatini, profumi e sale da the’
L’ocra, il rosa e le tinte pastello caratterizzano questa cittadina medievale ricca di sorprese, con le sue facciate multicolore e i numerosi hôtels particuliers del XVII, XVIII e XIX secolo. Paradiso degli amanti dei mercatini dell’usato, d’arte, arredamento e antiquariato, è anche un’irrinunciabile tappa gastronomica, con le sue sale da thè, cioccolaterie e boulangeries.
Le Comptoir du Porche, in rue du Chateau.
Alcune boutique hanno al loro interno dei giardini dove, dopo lo shopping, si può fare una piacevole pausa sorseggiando un thè.
Curiosando in uno dei tanti negozietti dell’usato, ho scovato anche un vecchio disco di Milva!
Il nome di questa bigiotteria, “de bons présages”, è tutto un programma… Qui si trovano pezzi unici realizzati da artigiani del luogo e a tutti i prezzi.
Bellême, lambita da una splendida foresta demaniale di 2.400 ettari, la famosa Foresta di Bellême, è anche il regno dei profumi e dei saponi naturali. Non è facile resistere alla tentazione di entrare in una delle tante boutique del centro storico e acquistare qualche prodotto per la cura del viso o del corpo, tutti provenienti dalla regione e rigorosamente privi di sostanze chimiche.
La Savonnerie de la Chapelle
Anche i vestiti rispettano la regola: ad esempio, nella boutique Les Sabots d’Albe, in Place de la Republique, si trovano capi d’abbigliamento realizzati esclusivamente con materiali naturali: lana, cotone, seta e cachemire. Per chi volesse passare una notte nel cuore del paese, al primo piano c’è anche una chambre d’hôtes.
A Bellême sono belli anche i negozi di pompe funebri, non trovate?
L’Eglise Saint-Saveur
La chiesa di Saint-Sauveur risale al XVII secolo ed è l’unico edificio religioso rimasto intatto. Tutti gli altri, tranne la cappella dell’antico castello, sono andati distrutti. Una delle otto cappelle laterali fu decorata da Aristide Boucicaut, del “Bon Marché” di Parigi, nato a Bellême nel 1810 e inventore del commercio moderno.
Aristide Boucicaut
La chiesa, 40 metri di lunghezza e 18 di larghezza, è stata interamente restaurata nel 1881 per iniziativa dell’abate Louis Triboté, parroco di Bellême. La volta, realizzata secondo lo stile normanno percheron, risale al 1650.
Il magnifico tetto a cupola della chiesa di Saint-SaveurUna delle tre lanterne poste sul tetto della chiesa
A Bellême il tempo si è fermato. Pensate che fin dal Medioevo ogni giovedìvicino alla chiesa di Saint-Sauveur si tiene un mercato. In passato venivano venduti una grande quantità di prodotti agricoli (grano, uova, pollame e tessuti di canapa) come testimoniano i nomi di alcune strade o piazze come rue aux Gélines, Coquetière o place au Blé.
Oggi Bellême è una tranquilla cittadina di provincia di circa 1.600 abitanti, che vive al ritmo del suo mercato e dei fine settimana, dove la popolazione locale e i proprietari di residenze secondarie si riversano per fare la spesa.
Pierce Brosnam sulle spiagge dello sbarco. L’ex James Bond è arrivato in Normandia per girare il suo nuovo film, The Last Rifleman. La trama è tutto un programma: un veterano fugge dalla casa di riposo per assistere alle celebrazioni del D-Day.
A rivelarlo è stato lo stesso attore dopo aver visitato il Museo de la Tapisserie di Bayeux, uno dei tesori artistico-storici conservati in questa regione e patrimonio dell’Unesco.
Pierce Brosnam ha vestito i panni dell’agente segreto più famoso del cinema dal 1995 al 2002, in Goldeneye, Il domani non muore mai, Il mondo non basta e La morte può attendere.
Qualche giorno fa ho visitato il Castello di Guglielmo il Conquistatore a Falaise, in Calvados. Una delle rare testimonianze del potere e dell’architettura anglo-normanni. Non è un caso, infatti, che sia uno dei monumenti preferiti dai francesi. Talmente bello e ben organizzato che ci ho passato più di due ore. Mi ha letteralmente conquistata e vi spiego perché…
I primi passi di Guglielmo il Conquistatore
Ad accogliermi è il busto di Guillaume le Conquérant. Ho subito immaginato il quindicenne Guglielmo, allora già duca di Normandia, muovere proprio qui i primi passi della straordinaria ascesa militare che nel 1066 lo porterà a conquistare il trono d’Inghilterra.
Guglielmo il Conquistatore, pronipote del vichingo Rollo, nasce a Falaise nel 1028
Quando Guglielmo viene alla luce, nel 1028, il castello esiste da un anno e non ha ancora l’aspetto che conosciamo oggi. Sarà il suo quarto figlio, Enrico I d’Inghilterra, ad intraprendere grandi opere per ricostruirlo. Lo farà secondo i criteri architettonici messi in pratica da suo padre in Inghilterra dopo la Conquista del 1066.
Ma il potere normanno faceva gola a molti. Nel XII secolo il re di Francia Philippe-Auguste, il cui regno è più piccolo di quello dei normanni, affronta Riccardo Cuor di Leone e Giovanni senza terra. E’ allora che la Normandia diventa francese, mettendo la parola fine alla saga dei duchi normanni. Per farsi amare dal popolo, però, Philippe-Auguste fa costruire nuove torri.
Nel corso della storia la fortificazione sarà pesantemente danneggiata dalla guerra dei Cent’anni, dalle guerre di religione guidate da Enrico IV, re di Francia e, naturalmente dalla Seconda Guerra Mondiale, che tra l’altro distrusse l’80% di Falaise.
Faccia a faccia con la storia
Una volta entrati nel Castello, i visitatori vengono catapultati in un’atmosfera molto particolare. Il percorso è studiato con attenzione: si viene portati per mano lungo secoli di guerre, matrimoni, alleanze. Non solo: i protagonisti di questa saga si raccontano in prima persona: le loro vite e le loro gesta vengono narrate da attori che appaiono in 3D sui muri del castello.
Gli interni riprendono vita sui tablet
Il Castello di Guglielmo il Conquistatore è il regno della multimedialità: all’inizio della visita ti viene fornito un tablet che mostra in realtà aumentata i suoi interni durante il Medioevo. Una ricostruzione molto dettagliata e di grande effetto, costata due anni di lavoro e di complesse ricerche d’archivio.
Il Grande Torrione
Arrivo nella prima sala, l’Aula, che si trova nel Grande Torrione, costruito verso il 1120: uno spazio pubblico dove il re-duca riceveva le sollecitazioni, ma che veniva anche utilizzato anche per feste e banchetti.
L’Aula, all’entrata nel Grande Torrione
Il Piccolo Torrione
Attraversando una porta in fondo all’Aula giungo al Piccolo Torrione, costruito nella seconda metà del XII secolo, durante il regno di Enrico II Il Plantageneto e di sua moglie Eleonorad’Aquitania. La stanza è elegante e luminosa. Le due finestre furono rimaneggiate nel XV secolo, durante la Guerra dei Cent’Anni. A colpirmi è un bellissimo e grande caminetto, costruito in mattoni a spina di pesce (probabilmente originale), che rende tutto l’ambiente particolarmente confortevole.
La Torre Talbot
A sinistra del caminetto del Piccolo Torrione c’è un passaggio attraverso cui arrivo al terzo e ultimo torrione: la Torre Talbot. A farla costruire è il re di Francia Filippo-Augusto, che dopo la conquista della Normandia nel 1204 fa realizzare numerose opere di questo tipo come simbolo del nuovo potere. A differenza dai castelli anglo-normanni, infatti, la Torre Talbot è ideata per la difesa e la protezione. Fatta per resistere, ha mura molto spesse e un pozzo interno che garantiva l’acqua potabile in caso di assedio.
Scendo dalla scala della Torre Talbot e arrivo a una piccola terrazza…
Tornata nel Grande Torrione, scopro la Camera, ovvero la parte dedicata alla vita privata del castello. Uno spazio per i pasti, per dormire, dove viveva la famiglia del signore e i suoi collaboratori più stretti. Così come la Cappella, riservata al re-duca e alla sua corte.
Nelle Sale Basse venivano conservate le munizioni, la legna e il cibo, e la cisterna, che recuperava l’acqua piovana per spegnere gli incendi e togliere il sale agli alimenti (messi sotto sale per conservarsi). Insomma, nulla era lasciato al caso!
La vista su Falaise
Lo confesso, questo castello mi ha fatto innamorare. La vista su Falaise, poi, è qualcosa di unico.
Falaise vista dal Castello
La cinta del castello è formata da un muro, in parte databile al XIImo secolo, rinforzato da torri semicircolari del XIImo-XIIImo, rimaneggiate nel XVmo secolo.
La statua di Guglielmo il Conquistatore in Place Guillaume-le-Conquérant, vicino al municipio, alla Chiesa della Trinità e al castello.
La bandiera normanna
Ovviamente sul Castello di Guglielmo il Conquistatore svetta la bandiera normanna, che ha due leopardi d’oro su sfondo rosso. I due animali rappresenterebbero i due fratelli Rollo (capostipite della casata) e Gurim. Secondo un’altra interpretazione, Guglielmo avrebbe scelto i due leopardi per indicare il suo essere bastardo (nacque da una relazione extraconiugale tra Roberto I il Magnifico e Arlette, una giovane contadina normanna).
La bandiera normanna
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Il giardino dei 5 sensi
Ma le sorprese non finiscono qui. Dopo tanta storia, un po’ di relax. Mi vado a sedere all’ombra di una grande quercia per ripararmi dal sole cocente, cercando di immaginare la vita della gente comune durante quei secoli di guerre e conquiste. Il mio pensiero va inevitabilmente alle guerre di oggi. E al fatto che, purtroppo, c’è ancora qualcuno rimasto al Medioevo…
Quindi mi alzo e mi incammino verso una piccola oasi di verde. E così scopro il “Giardino dei 5 sensi”. Come spiega un cartello all’entrata, lo scopo era quello di stimolare la vista, il tatto, l’olfatto, l’odorato e il gusto. Un giardino che “ha ispirato molti romanzi e canzoni del Medioevo”, un quadro propizio all’amore e al corteggiamento dei cavalieri per le loro dame. I profumi e i colori mi avvolgono in questo momento perfetto.
Non mancano le erbe medicinali e un piccolo orto (un po’ secco vista la siccità di questi mesi). Ma soprattutto “La teoria degli umori”. Durante il Medioevo si pensava infatti che la salute dell’anima e del corpo risiedesse nell’equilibrio degli umori: sangue, muco, bile gialla e bile nera. La malattia derivava dallo squilibrio di questi umori. Una teoria semplice e piena di antica saggezza che forse varrebbe la pena rivalutare!
“Il giardino dei 5 sensi”
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Nella mia mente infuriano le immagini di Guglielmo e della sua amata moglie Matilde, dei campi di battaglia, delle teste coronate e delle famiglie dei contadini che mettevano la propria vita nelle loro mani, del sangue versato per la sete di conquista e per proteggere il proprio regno, degli amori segreti tra cavalieri e dame.
Lascio questo luogo magico con rinnovata energia e un pizzico di saggezza in più.
Prima di vedere Saint Malo non avevo idea che quello del pirata fosse un mestiere di tutto rispetto, con regole ben precise. Ma ne ho scoperto delle belle…
Nelle 48 ore passate nella cittadina bretone mi si è aperto un mondo, grazie soprattutto a René Dugyay-Trouin, uno dei più noti pirati francesi, alla Demeure du Corsaire e alla Maison du Quebec.
Rene’, il super pirata
Il pirata René Dugyay-Trouin, nato a Saint-Malo nel 1673
Ho scoperto la statua di RenéDugyay-Trouin passeggiando sulle mura di Saint-Malo, vicino al Quai Saint-Louis. Questo famoso pirata francese è un personaggio davvero unico: a soli 21 anni comanda un bastimento con 40 cannoni e nella sua carriera cattura oltre 300 navi mercantili e 16 navi da guerra. Luigi XV lo nominerà luogotenente generale delle armate navali.
La Demeure du Corsaire
La Demeure du Corsaire a Saint Malo
Ma il vero regalo che Saint Malo mi ha fatto è stata La Demeure du Corsaire, una lussuosa residenza costruita nel 1725 da François Auguste Magon de la Lande, armatore e pirata del Re. Un monumento storico in pieno centro che ospita l’Hotel Magon, 59 camere arredate in stile XVIII secolo.
Le regole dei pirati
Un po’ di storia: durante il XVII secolo Saint-Malo si arricchisce notevolmente grazie alle ricchezze riportate dagli attacchi dei pirati del re alle navi inglesi, da Terranova e dalle Indie. Profitti che permettono agli armatori di costruire sontuosi palazzi e numerose malouinières, residenze di villeggiatura privilegiate degli armatori, ancora oggi apprezzati gioielli architettonici.
Una visita guidata della Demeure du Corsaire vale davvero la pena. Prima di tutto scopro che i capitani delle navi pirata erano giovanissimi, avevano sì e no 20 anni. Questo perché a quell’età erano più temerari e coraggiosi. Invece i “capitaines de commerce“, ovvero i rappresentanti degli armatori, responsabili delle navi, del carico e dei passeggeri (in poche parole, si occupavano delle scartoffie burocratiche) erano un po’ più maturi: 35 anni.
Mi sarei aspettata tutto tranne che i pirati avessero delle regole. Ne volete conoscere qualcuna? Innanzitutto, prima di salire sulla naveogni pirata veniva puntualmente registrato: i clandestini non erano ammessi. Nelle famose casse che siamo abituati a vedere nei film non c’erano gioielli o denaro, ma i documenti di ogni passeggero e le carte di navigazione.
Nulla era lasciato al caso
Nulla era lasciato al caso. Il bottino proveniente dalle navi inglesi era rigorosamente diviso così: il 20% al Re, il 30% all’armatore e il 30% ai pirati.
Inoltre, quando la bandiera inglese cadeva, l’assalto era considerato finito. Chi continuava a combattere veniva impiccato, peggio per lui se non se ne accorgeva.
Ma chi controllava? Semplice: ogni nave aveva un inviato del re che registrava gli assalti e annotava l’ora precisa in cui la bandiera inglese cadeva. Se l’inviato moriva, tutto il guadagno andava al re, quindi l’intera ciurma gli faceva da “bodyguard”, nel comune interesse. Non è geniale?
Un assalto poteva durare anche due giorni, per evitare di rovinare la nave: il guadagno dipendeva dallo stato in cui veniva riportata. In caso di affondamento, nessun guadagno.
La guida ci spiega le tecniche d’assalto con due sciabole in mano …
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La Maison du Quebec
Saint Malo, terra di pirati e navigatori. Eh sì perché è proprio qui che nasce (e muore) Jacques Cartier, il Cristoforo Colombo francese (1491-1557).
Tutto parte nel 1534, quando il re di Francia Francesco I lo incarica di guidare due navi dirette in Labrador, per scoprire un passaggio a ovest che conduca in Asia e per colonizzare nuove terre. Il 20 aprile 1534 Cartier salpa da Saint Malo e in venti giorni raggiunge la costa orientale dell’isola di Terranova. Non c’è quindi da stupirsi del fatto che sui bastioni della città si trovi La Maison du Quebec. Istituita nel 1984 come simbolo di amicizia tra i due paesi, ogni estate apre le porte a turisti e visitatori offrendo attività culturali e artistiche.
E per finire, a zonzo per Saint Malo
Dopo questa total immersion nel mondo delle conquiste e delle scoperte di nuovi mondi, esco dall’ Intra-Muros e mi dirigo verso la plage des Bas Sablons, per approfittare del sole ancora alto e della piacevole temperatura estiva. Mentre passeggio, per puro caso mi trovo davanti alla casa più antica di Saint Malo.
La Maison de la Houssaye è comunemente chiamata Maison de la Duchesse Anne: secondo la tradizione ci avrebbe soggiornato Anna di Bretagna. Citata nei racconti della città fin dalla fine del XV secolo, è miracolosamente sopravvissuta ai bombardamenti del 1944 per liberare Saint Malo.
La Maison de la Duchesse Anne, la casa più antica di Saint Malo
Raggiungo quindi il porto des Sablons, tra ristorantini, bistrot e creperie sul mare, per assorbire anch’io un po’ di quella inconfondibile joie de vivre francese che qui sembra avere la meglio su tutto.