Pierce Brosnam sulle spiagge dello sbarco. L’ex James Bond è arrivato in Normandia per girare il suo nuovo film, The Last Rifleman. La trama è tutto un programma: un veterano fugge dalla casa di riposo per assistere alle celebrazioni del D-Day.
A rivelarlo è stato lo stesso attore dopo aver visitato il Museo de la Tapisserie di Bayeux, uno dei tesori artistico-storici conservati in questa regione e patrimonio dell’Unesco.
Pierce Brosnam ha vestito i panni dell’agente segreto più famoso del cinema dal 1995 al 2002, in Goldeneye, Il domani non muore mai, Il mondo non basta e La morte può attendere.
Rendere visibili gli invisibili. Esce oggi, in ritardo per il Covid, nelle sale francesi Ouistreham, il terzo film di Emmanuel Carrère, con Juliette Binoche protagonista. Ambientato in Normandia, è stato presentato nel 2021 fuori concorso all’ultimo festival di Cannes. Il film racconta la sfida di una scrittrice che si fa assumere come addetta alle pulizie sui traghetti che solcano la Manica. Un espediente per raccontare un dramma sociale spesso ignorato, la realtà nuda e cruda di un lavoro massacrante e spesso umiliante,con stipendi da fame.
Juliette Binoche in una scena del film
Una prova difficile, ma brillantemente superata dalla Binoche in questo film ispirato al libro-inchiesta “Le Quai de Ouistreham” di Florence Aubenas, coraggiosa giornalista belga che nel 2005 fu rapita a Baghdad dove stava facendo un servizio sui rifugiati di Falloujah (fu liberata dopo cinque mesi). La Aubenas, che ha lavorato per molti anni a Libèration e poi al Nouvel Observateur, nel 2009 prese un periodo sabbatico facendo credere di andare in Marocco per scrivere un libro. Invece si trasferì a Caen e si iscrisse all’ufficio di collocamento con l’obiettivo di svolgere un’inchiesta sui precari in Francia, unendosi per sei mesi a un gruppo di donne dalle storie difficili. L’anno successivo uscì il libro, che ebbe un enorme successo, e che Emmanuel Carrère ha deciso di trasporre in un racconto cinematografico.
Florence Aubenas
Juliette Binoche è affiancata da attrici non professioniste, persone che vivono realmente in condizioni quasi disumane, “invisibili” agli occhi della società. Ma che grazie a questa pellicola hanno avuto la possibilità di raccontarsi, di sfilare sulla Croisette come grandi star e di essere salutate da una lunga ovazione in sala a fine proiezione.
Le “invisibili”
Peccato che nonostante si intitoli Ouistreham, il film in realtà non è stato girato nel noto porto del Calvados. La Britanny Ferries e la città non hanno voluto. Le scene portuarie sono state ambientate a Cherbourg (e a Rotterdam). “Mi dispiace per questo rifiuto – ha spiegato Carrère -, che non ha danneggiato il film, ma è un peccato”.
Oliver Stone e Johnny Depp: dopo l’edizione 2020 priva di star americane per colpa del Covid, quello che si inaugura il 4 settembre a Deauville sarà un festival del cinema all’insegna di grandi nomi d’Oltreoceano. E così sul tappeto rosso sfilerà il regista di Platoon con “JFK, l’enquête“, un documentario che, a trent’anni dal celeberrimo film “JFK” con Kevin Costner, torna sull’assassinio del presidente americano avvenuto il 22 novembre 1963 a Dallas.
Presentato a Cannes a inizio estate, non ha ancora trovato un distributore. Forse perché è un film scomodo? La tesi di Stone, e non solo, secondo cui fu la Cia ad uccidere Kennedy, è suffragata da numerosi documenti venuti alla luce dopo anni.
Oliver StoneKevin Kostner in “Jfk”, 1991
Domenica sarà la volta di Johnny Depp, che sbarcherà alla 47.ma edizione del festival per presentare, fuori competizione, “City of lies” di Brad Furman. Il Pirata dei Caraibi ormai uomo maturo stavolta si cala nei panni di Russell Poole, un poliziotto di Los Angeles in pensione che indaga sulle uccisioni – mai chiarite – delle star dell’hip hop Tupac Shakur e Notorious BIG negli anni Novanta. “Un omicidio come questo resta irrisolto solo se la polizia non vuole risolverlo”, dice Depp riferendosi a Notorius BIG in una battuta di questo film del 2019 che denuncia la corruzione della polizia losangelina, ritirato (sarà un caso anche questo?) dalla programmazione un mese prima della data prevista per il debutto nei cinema.
Durante i 12 giorni della rassegna saranno proiettati 53 film. Da sempre vetrina dell’industria hollywoodiana, che presentava i suoi blockbuster prima dell’uscita autunnale nelle sale francesi, oggi Deauville è soprattutto il palcoscenico del cinema indipendente americano. A presiedere la giura quest’anno sarà Charlotte Gainsbourg, a sua volta regista di un documentario dedicato alla madre Jane Birkin, “Jane par Charlotte“, già presentato a Cannes.
Charlotte Gainsbourg e Jane Birkin
Come sempre la giuria sarà rigorosamente francese ed entrerà nel vivo con un altro film presentato a Cannes nella sezione “Un certain regard”, “Blue Bayou” di Justin Chon. Dopo il “patto di alleanza” con Cannes siglato l’anno scorso, dalla Croisette arriverà anche Dylan Penn, figlia di Sean, con “Flag Day“. Ma c’e’ una novità: al festival si aprirà una “Finestra sul cinema francese“, con l’anteprima di sei film “made in France” come “”L’amour, c’est mieux que la vie“, di uno dei più noti cineasti d’Oltralpe, Claude Lelouch (il quale ha annunciato che questo sarà il suo ultimo film).
I riflettori su questa edizione “post-Covid” (speriamo) si accenderanno con l’anteprima di “Stillwater” di Tom McCarthy, con Matt Damon e Camille Cottin e girato a Marsiglia. Una città complessa e in crisi che in questi ultimi giorni è stata sotto la lente di ingrandimento dei media per la visita del presidente francese Macron.
Il 2021 è l’anno del bicentenario della nascita di Gustave Flaubert e per celebrarlo arriva “Flaubert 21″, quasi 150 eventi artistici durante tutto l’anno in molte città della Normandia.
Ritratto di Gustave Flaubert di Eugene Giraud, 1856
Nato a Rouen nel 1821, Flaubert comincia a scrivere fin da giovanissimo, nella metà degli anni Trenta. Ama Shakespeare, Omero, Victor Hugo, Voltaire e Goethe. La sua vita cambia nel 1836 quando a 15 anni, di passaggio a Trouville, incontra la 26enne Elise Foucault Schlesinger. Scoppia un amore non corrisposto, che lo accompagnerà per tutta la vita. Questa liaison ispirerà molte delle sue opere, in particolare il personaggio di Madame Arnoux nell’Educazione Sentimentale. Lo sto leggendo da qualche settimana e mi sta conquistando.
Madame Bovary, romanzo rivoluzionario
“Secondo me, dal punto di vista narrativo, il libro più perfetto è Madame Bovary di Flaubert”
Giorgio De Chirico
Come dare torto a De Chirico: Madame Bovary è il libro perfetto. È un’opera che ha cambiato il modo di scrivere i romanzi. Flaubert ha avuto il merito di far entrare per la prima volta il lettore nella psicologia femminile. Lo fa attraverso Emma, assoluta protagonista di una storia tragica che affronta due temi tabù per l’epoca: l’adulterio femminile e il rifiuto di adattarsi alla vita coniugale. Una storia che fece scandalo, tanto che lo scrittore fu accusato di immoralità in un processo che si concluse con la sua assoluzione.
Quello che vedete qui sopra è il teaser di Flaubert 21. Il bambino chino sui ritratti del famoso romanziere sta ad indicare la sua capacità di influenzare e appassionare intere generazioni.
Il film di Claude Chabrol
Per immergersi nelle atmosfere flaubertiane vi consiglio di vedere Madame Bovary di Claude Chabrol con Isabelle Huppert. Non a caso sarà proprio lei, grazie al talento dimostrato in questo ruolo, la Presidente d’Onore delle celebrazioni Flaubert 21. Ecco il programma completo degli eventi previsti.
Isabelle Huppert in Madame Bovary di Claude Chabrol, 1991
Flaubert 21 studierà l’universo di Flaubert, che si ispirò alla Normandia per molte delle sue opere. Oltre alla sua città natale, Rouen (dove fu sepolto nel 1880), lo scrittore frequentò assiduamente Déville-lès-Rouen, Croisset, Etretat, Havre e Deauville.
“Ama l’arte. Fra tutte le menzogne è ancora la meno menzognera”