Un pezzo di storia inghiottito dal mare

Il mare ha inghiottito un luogo iconico dello sbarco in Normandia, Pointe du Hoc (punta di uncino), dove si consumò uno dei momenti più eroici della Seconda guerra mondiale.

A crollare è stata una parte della falesia, alta una trentina di metri, tra Omaha Beach e Utah Beach, nel comune di Cricqueville-en Bessin (Calvados).

Teatro di una carneficina

La mattina del 6 giugno 1944 le truppe del colonnello Rudder attaccarono la falesia, punto strategico del vallo Atlantico. L’obiettivo era quello di distruggere l’artiglieria tedesca che minacciava Omaha Beach. Furono impegnati 261 ranger americani. Quasi tutti furono uccisi o feriti. Una carneficina, ma l’obiettivo della missione fu raggiunto.

Il giorno più lungo

Quella che fu sicuramente una delle battaglie più dure dello sbarco fu raccontata ne “Il giorno più lungo“, film del 1962 interpretato da un cast stellare: John Wayne, Robert Mitchum, Henry Fonda, Sean Connery, Rod Steiger e Richard Burton. Alcune scene vennero girate proprio qui nell’estate del 1961.

Robert Mitchum, Henry Fonda e John Wayne in “Il giorno più lungo”

“C’era da aspettarselo”

La natura si è ripresa questo sperone roccioso che tutti credevano incrollabile. Considerato un emblema di una delle azioni militari più imponenti della storia, si è invece inabissato nell’oceano.

“C’era da aspettarselo. Pointe du Hoc resisterà ancora qualche anno, ma poi finirà per scomparire del tutto”, ha commentato Scott Desjardins, sovrintendente del sito che ogni anno viene visitato da decine di migliaia di turisti. Passeggiare lungo gli impressionanti crateri provocati dai bombardamenti aerei e navali nei giorni antecedenti lo sbarco, salire sul promontorio dove si è combattuto metro per metro, visitare i resti dei fortini pieni di passaggi segreti, è da pelle d’oca.

I crateri lasciati dalle bombe
I fortini dei soldati tedeschi

In Normandia 16 comuni a rischio erosione

L’erosione delle coste è un problema drammatico che riguarda tutto il Pianeta. In Normandia sono stati individuati 16 dei 126 comuni francesi che, secondo le disposizioni del governo, dovranno intervenire con urgenza contro questo fenomeno legato al riscaldamento globale, al costante innalzamento del livello del mare e all’urbanizzazione.

Certo è che con la Pointe du Hoc se ne va anche un pezzo della nostra storia.

Alla prossima!

Dai merletti di Alençon al Carnevale di Granville: le sette meraviglie normanne riconosciute dall’Unesco (3° parte)

In questo terzo ed ultimo post dedicato ai sette gioielli normanni “premiati” dall’Unesco per la loro unicità, vi parlerò delle spiagge dello sbarco e del porto di Le Havre.

LE SPIAGGE DELLO SBARCO DEL D-DAY

Le spiagge dello sbarco del D-Day rappresentano un messaggio universale di pace e libertà.
Inserite nella lista del Patrimonio Mondiale dal 2018, conservano le tracce e i ricordi dell’Operazione Overlord. Preparata a lungo da 17 nazioni alleate e lanciata il 6 giugno 1944 sulle coste della Normandia, portò alla liberazione dell’Europa occidentale e alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La più grande operazione anfibia e aerea di tutti i tempi.

In quel famoso 6 giugno del ’44, gli Alleati contavano su un esercito di quasi tre milioni di uomini: 1.700.000 americani, e il resto inglesi, francesi, canadesi, norvegesi, belgi, polacchi e cecoslovacchi. Per lo sbarco fu scelta una zona di circa 100 km tra Le Havre e Cherbourg, divisa in cinque spiagge contrassegnate con nomi in codice:

LE HAVRE

Strettamente legata allo sbarco in Normandia è Le Havre, iscritta nella lista dell’Unesco dal 2005. Il centro di Le Havre fu pesantemente bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu ricostruito grazie a un piano messo a punto dal “poeta del cemento armato”, Auguste Perret, il più grande architetto del XX secolo. Un visionario che disegnò i principali edifici pubblici della città.

A Perret – mentore di Le Corbusier – si deve un’architettura capace di far risaltare la luce. Una luce unica che ispirò a Claude Monet l’Impression Soleil Levant, dipinto a Le Havre nel 1872, che diede il nome al movimento impressionista.

Città universitaria e portuale, è situata sulla riva destra dell’estuario della Senna ed è molto importante dal punto di vista economico grazie al suo porto affacciato sulla Manica.

Tra le città ricostruite dopo la guerra, Le Havre è eccezionale per la sua unità, omogeneità e modernità architettonica.

Il notevole patrimonio della città è stato realizzato negli anni da grandi architetti: Bellarmato, Thibault, Lamandé, Perret, Niemeyer, Reichen & Robert, per non parlare di Jean Nouvel.

L’Hôtel de Ville è la struttura monumentale più importante: lunga 143 metri, ha al centro una torre di 18 piani alta 70 metri.

L’Hotel de Ville di Le Havre

Da non mancare il Museo d’arte moderna André Malraux – MuMa Le Havre, che contiene una delle più importanti collezioni di opere dell’Impressionismo dopo il museo d’Orsay di Parigi.

Straordinari anche i giardini pensili, che si estendono per 17 ettari e regalano una splendida vista sulla baia della Senna e sul porto.

Ma il pezzo forte di LH è la chiesa di Saint-Joseph. Capolavoro di Perret, che morì prima della fine dei lavori (iniziati nel 1951 e terminati  nel 1957/58), è una cattedrale di cemento con 12.000 vetrate che veglia sulla città. La sua torre di 107 metri – concepita come una lanterna – è visibile dal porto.

L’interno della Cattedrale di Saint Joseph a Le Havre

Con questa meraviglia si chiude la serie di post sui sette gioielli normanni inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Spero che li abbiate trovati interessanti e di ispirazione per i vostri prossimi viaggi, sperando di poter tornare presto alla normalità.

Intanto, ancora Buon Anno e … alla prossima!