Alla scoperta del mondo di Proust

Vuoi scoprire il mondo di Marcel Proust ? Tornare ai fasti della Belle Epoque, tra quadri, tappeti, salotti eleganti e oggetti rari? Basta andare a Cabourg e visitare la Villa du Temps Retrouvé, che per la prima volta ha esposto gli appunti di uno degli scrittori più famosi al mondo.

Il suo universo in un museo

A differenza di ciò che immaginavo, La Villa du Temps Retrouvé non è un museo SU Proust, ma CON Proust. È come se l’iconico scrittore di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla nascita ti accompagnasse per mano mostrandoti dipinti, storie, oggetti, immagini e arredi che facevano parte del suo universo. Questo sorprendente museo di Cabourg (Calvados), dove scrisse i passaggi fondamentali di Alla Ricerca del Tempo Perduto, ti permette di guardare il mondo attraverso i suoi occhi.

Appena entrata sono stata immediatamente avvolta dalle immagini proiettate nella prima sala, su schermi disposti a semicerchio che offrono un’esperienza visiva e uditiva totale.

La Villa du Temps Retrouvé

La Villa du Temps Retrouvé si trova in pieno centro, a pochi metri dal mare e dalla Promenade Marcel Proust, dove il maestro del romanzo moderno passeggiava durante i suoi lunghi soggiorni sulla Costa Fiorita.

Realizzato nella Villa Bon Abri, edificio neorinascimentale costruito nel 1860 dalla famiglia Parent, cui Proust era molto legato e che ha frequentato fino alla sua morte, il museo è stato inaugurato a marzo 2021 e raccoglie opere provenienti dal Musée des Beaux-Arts di Rouen, dal Musée d’Orsay e da altre collezioni private. Non solo: è possibile ammirare anche una piccola scultura di Rodin, un quadro di David Hockney e un ritratto di Proust realizzato dal suo grande amico Jacques-Émile Blanche.

Ritratto di Proust, Jacques-Émile Blanche

Un vero e proprio salto nel passato in un percorso attraverso saloni, sale da gioco e ambienti decorati con quadri di artisti amati da Proust, come “La convalescente” di Adolphe Gustave Binet, artista della scuola normanna durante l’Impressionismo.

“La convalescente” di Adolphe Gustave Binet

Per la prima volta in mostra i suoi appunti

Sono un’accanita fan di Proust e così quando ho letto che alla Villa du Temps Retrouvé esponevano per la prima volta il quaderno manoscritto di À l’ombre des jeunes filles en fleurs, mi sono precipitata.

In questa lettera a Jenny Finaly, datata 26 agosto 1912, all’ottava riga noterete un riferimento all’Italia, elemento che ovviamente ha moltiplicato la mia emozione.

Un museo che apre le sue porte alla città

La Villa du Temps Retrouvé organizza anche molte iniziative interessanti: atelier per bambini, conferenze, performance e visite guidate. Ogni mercoledì, inoltre, il museo esce dai suoi confini grazie al bibliambule, una biblioteca ambulante che gira per le strade di Cabourg offrendo a tutti un momento di scoperta e di evasione attraverso la lettura di una selezione di opere sulla Belle Époque.

Se insomma volete fare una total immersion nel mondo di Proust e della Belle Epoque, non perdete questa occasione!

Alla prossima!

Dai merletti di Alençon al Carnevale di Granville: le sette meraviglie normanne riconosciute dall’Unesco

I preziosi merletti di Alençon e il Carnevale di Granville: sono solo due dei sette gioielli normanni considerati dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Nel 2003 è stata firmata una convenzione per salvaguardare il patrimonio culturale immateriale. Come dire: l’eccezionalità a livello globale non riguarda solo luoghi culturali e naturali, ma anche le tradizioni orali, le arti e lo spettacolo, le conoscenze, le competenze.

I MERLETTI DI ALENCON

Il punto Alençon è una rara tecnica di produzione del merletto ad ago che risale al XVII secolo. Deve la sua unicità alla maestria richiesta e al tempo necessario per produrla (sette ore per centimetro quadrato).

Realizzato esclusivamente a mano, il merletto a punto Alençon è composto da minuscoli elementi il ​​cui intreccio è davvero molto complesso.

Il know-how si basa esclusivamente sulla trasmissione orale e sull’insegnamento pratico. Pensate: per imparare la tecnica occorre una formazione che va dai 7 ai 10 anni !

Oggi sono solo sei i merlettai confermati, i quali insieme a quattro apprendisti conservano e trasmettono quest’arte all’interno dell’Atelier national du point d’Alençon.

Se vuoi sapere di più su Alençon, che sicuramente vale la pena visitare, leggi anche questo post.

IL CARNEVALE DI GRANVILLE

Il Carnevale di Granville è una tradizione che risale a più di 100 anni fa.

Granville è una bellissima cittadina della Bassa Normandia fondata dagli inglesi nel XV secolo per sorvegliare e difendere Mont Saint Michel. Porto d’attracco per le isole Chausey, Granville è nota per la Giornata dei Folli, che si celebra per ricordare la partenza dei marinai per la pesca sui bassifondi di Terranova.

Il Carnevale di Granville, uno dei più belli e originali d’Europa, attira ogni anno 150 mila persone. Quest’anno – Covid permettendo – andrà in scena dal 21 al 25 febbraio.

Si parte con la consegna delle chiavi della città al Re del Carnevale, e con una sfilata di circa 40 carri allegorici, abitati da personaggi politici e celebrità. I carri vengono realizzati nei sei mesi precedenti dai circa 3.500 Carnavaliers, composti da comitati di abitanti riuniti da quartieri, amici, colleghi, famiglie.

Ovviamente non mancano musica e balli popolari, mentre nella piazza del municipio si svolge una battaglia di coriandoli. La lunga festa si chiude il martedì con la NOTTE DEGLI INTRIGHI: gli abitanti di Granville, camuffati per non essere riconosciuti, si spostano in bar, ristoranti o famiglie ospitanti per incontrare determinate persone, raccontando barzellette e dicerie. Un modo originale per regolare conti in sospeso esprimendo in pubblico, nella totale impunità, i risentimenti accumulati durante l’anno nei confronti di un conoscente o di una personalità della vita pubblica di Granville.

LE FORTIFICAZIONI DI VAUBAN

Sono 12 gruppi di edifici fortificati lungo le frontiere occidentale, settentrionale e orientale della Francia, progettate da Sébastien Le Prestre de Vauban e aggiunte nel 2008 alla lista dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.

Il lavoro di Vauban costituisce un importante contributo all’architettura militare universale e testimonia l’evoluzione della fortificazione europea nel XII secolo, oltre ad aver prodotto modelli utilizzati in tutto il mondo fino alla metà del XIX secolo.

Dopo la battaglia di Barfleur-la-Hougue nel giugno 1692, che vide la sconfitta di Luigi XIV contro la flotta anglo-olandese, Vauban chiese la costruzione di due torri che avrebbero protetto l’ancoraggio delle barche nel porto di Saint-Vaast, già naturalmente protetto dall’isola di Tatihou.

Queste torri sono caratterizzate dalle loro molteplici funzioni, osservazione, ripresa in mare e comunicazione tramite segnali, e sono un ottimo esempio del genio militare di Vauban. Saranno infatti integrate nei complessi fortificati dispiegati sulla costa del Cotentin fino alla Seconda guerra mondiale.

…. CONTINUA….

Madame Bovary c’est moi!

Il fiume è dentro di noi, il mare tutto intorno a noi.

T. S. Eliot

La Normandia, come tutta la Francia, è sotto lockdown. I miei amici sono stati costretti a richiudersi ancora una volta nelle loro case, a rinunciare ai pranzi della domenica, all’aperitivo, alle passeggiate nei boschi, ai tanti meravigliosi mercatini sparsi sul territorio. A viversi e a godersi la compagnia di amici e parenti, e alle tante bellezze di questa terra che è nel mio cuore. Possono allontanarsi da casa al massimo per un’ora e non oltre un chilometro.

La foto che vedete sopra l’ha scattata la mia amica Claudia una mattina di agosto di quattro anni fa. Il fiume che attraversa il “mio” villaggio è una presenza molto importante: ti saluta la mattina quando vai a comprare la baguette e i croissant, quando vai al lavoro, a scuola, o a fare una commissione. Ti fa compagnia ogni sera quando, rientrando a casa, il cielo diventa di un blu speciale, unico, brillante, vivido. Come se dietro qualcuno avesse acceso un enorme faro. Un blu punteggiato dal giallo dei lampioni che abitano la piazza principale e il ponte.

La prima volta che, camminando vicino al fiume, ho visto due bambini pescare, mi è sembrato di essere sul set di un vecchio film. Jules e Martin, figli di Fabrice e Aurélie, miei vicini di casa, fanno parte del piccolo esercito di assidui pescatori del villaggio. D’inverno, d’estate, al sole o sotto un cielo plumbeo, non importa. Restano lì per ore, in calzoncini o in tuta da ginnastica, aspettando con pazienza che il pesce abbocchi, per poi liberarlo dall’amo e ributtarlo in acqua (questa è la regola).

Un’altra immagine stampata nella mia mente è il passaggio di un calesse trainato da due cavalli sul ponte del villaggio…. Dov’è Madame Bovary?, mi chiesi quando lo vidi per la prima volta.

Nel suo romanzo-capolavoro, Gustave Flaubert la descrive così:

“Secondo lei, taluni luoghi sulla terra possedevano la peculiarità di produrre la felicità, quasi essa fosse stata una pianta alla quale è necessario un particolare terreno, una pianta che cresce male in qualunque altro luogo.”

Beh, da questo punto di vista posso serenamente dire

Madame Bovary c’est moi!

E voi, a quale personaggio letterario vi sentite più vicini?

Grazie per avermi dedicato qualche minuto e alla prossima!

Che piacere leggerti, caro Proust…

Lo ammetto: sono perdutamente innamorata di Marcel Proust.

L’ho studiato al liceo. Iniziai a leggere “Alla ricerca del tempo perduto“, ma dopo 10 pagine mollai. Ero troppo giovane. O forse non ero nel mood giusto… Sono passati diversi decenni e ora non passa giorno che non legga qualche pagina di questo capolavoro assoluto della letteratura. Mi dà gioia.

La statua di Marcel Proust a Cabourg

Qualche tempo fa sono andata a Cabourg, nel Calvados. Come molti sanno, Proust ha trascorso molti anni in questa splendida cittadina sulla Côte Fleurie , che nella Recherche diventò Balbec. Scenario di centinaia di preziose pagine che ancora oggi incantano lettori di ogni parte del mondo.

Il Grand Hotel di Cabourg

Proust ci andava da bambino, con l’amata nonna faceva lunghe passeggiate, “controvento chiacchierando”, come scrisse in una lettera. Poi, dal 1907 al 1914 Cabourg diventò il suo luogo di villeggiatura. A volte ci passava solo 15 giorni, altre volte si tratteneva più a lungo. Alloggiava sempre al Grand Hotel. E’ qui che bacia per la prima volta Albertine. E in quella stessa stanza con vista sul mare, ora è possibile trascorrere qualche giorno immersi nelle atmosfere proustiane. Un giorno lo farò anch’io.

Un homme qui dort, tient en cercle autour de lui le fil des heures, l’ordre des années et des mondes.

E’ una frase tratta da Du côté de chez Swann (“Dalla parte di Swann”), il primo dei sette volumi che compongono A’ la recherche du temps perdu (3.724 pagine). Lo sto leggendo, in francese. Faccio un po’ di fatica, lo ammetto. Ma dopo aver acquistato sul kindle anche la versione in italiano, sono arrivata alla conclusione che non ci sia nulla di più bello che leggere un autore in lingua originale. Specialmente se si tratta di Proust.

La promenade Marcel Proust a Cabourg

Adoro tuffarmi in ogni frase, poi la attraverso come se fossi in apnea, cercando di percepire ogni più piccola sfumatura, come per sentire la voce e l’anima di Marcel. Mi lascio trasportare da questa corrente, una frase dopo l’altra, senza paura, come se percorressi un tratto di mare agitato, ma trasparente. Poi, quando sento che non ho più fiato, quando le braccia cominciano a cedere e non riesco più a nuotare, mi fermo. Il giorno dopo riprendo quelle pagine immergendomi di nuovo nell’universo proustiano.

Ho la fortuna di aver studiato il francese e le opere di molti scrittori d’Oltralpe. Questo mi permette di calarmi nel mondo interiore del maestro del romanzo moderno, e di godere di quel linguaggio lirico e metaforico, dalle infinite sfumature.

Al momento sono arrivata a pagina 73. Piano piano punto ad arrivare alla fine. Dopodiché mi resteranno altri 6 volumi da leggere! Ma per Proust questo ed altro.

Alla prossima!

A 24 ore dalla rentrée, ho già nostalgia della mia Normandia

Lo so, non mi dovrei lamentare. Vivo a Roma, una delle città più belle del mondo. Ma a 24 ore dal mio rientro dalla Normandia già mi manca tutto di quella terra.

Il silenzio, il vento tra i rami dei pioppi che costeggiano il fiume Orne, la luce che cambia continuamente, il passaggio delle nuvole nel cielo, gli amici che ho lasciato…

E poi la mia piccola casa, dal sapore antico, le travi di legno, il caminetto, la vista del sole al mattino e della luna prima di andare a dormire, il saluto delle tortorelle che si rincorrono sui tetti, i croissant e il caffè fumante, gli aperitivi nel giardino dei miei vicini, le serate a base di canard e vino rosso, le passeggiate nei boschi.

Difficile non sentire la mancanza dei ritmi placidi di quel piccolo villaggio dove tutti ti sorridono quando li incroci per strada, chiedendoti come stai.

Sì, lo so, Roma è Roma. Ma se non stai attento ti risucchia le energie. Ti fa stare in apnea. La Normandia invece ti trasmette la sua forza, con gentilezza e rispetto. La natura ti sommerge e risveglia energie che credevi sopite. Regalandoti costantemente delle sorprese.

Cara, dolce, selvaggia Normandia. Tornerò presto. Promesso.

Alla prossima!