“Il più delle volte, quando pretendiamo di tradurre la maggior parte delle sensazioni che abbiamo provato, non facciamo altro che sbarazzarci di esse esprimendole in una forma confusa che non ci insegna a conoscerle.”
Sto leggendo “Lettere sulla poesia” di John Keats. Alcuni passaggi mi hanno fatto pensare alle mie passeggiate nella campagna normanna.
Uno fra tutti:
“L’uomo non dovrebbe mettersi a discutere né a fare affermazioni, ma dovrebbe sussurrare ciò che ha scoperto al proprio vicino e così succhiando da ogni germe di spirito la linfa della matrice immateriale, ogni uomo si farebbe grande, e l’Umanità invece di essere una landa sconsolata di eriche e di rovi con qua e là un raro Pino o una lontana Quercia, sarebbe una grande democratica Foresta di Alberi”.
Una grande democratica foresta di alberi…. Ma la bellezza????
Mobili d’epoca, tessuti introvabili, oggetti insoliti, quadri, libri, argenteria, bijoux, piatti e bicchieri particolari, vecchi vinili, orologi, cartoline… Qui in Normandia puoi trovare di tutto. I vide grenier sono una tradizione di questa regione francese, molti villaggi li organizzano regolarmente dando la possibilità di unire l’utile al dilettevole. Eh sì perché andando per bancarelle puoi fare buoni affari o acquistare qualcosa a poco prezzo solo per il piacere di farlo, passando una mattinata o un pomeriggio in compagnia e all’aperto, in luoghi che magari non conosci.
Ieri sono stata a Chenedouit, un piccolo villaggio dell’Orne dove avevano organizzato un simpatico vide grenier nel campo di fronte alla chiesa (Eglise Sainte Trinité de Chenedouit), con la possibilità di partecipare a una grigliata con amici, parenti e conoscenti. Nonostante il tempo incerto – tra continue parentesi di sole e pioggia – l’evento ha raccolto decine di persone felici di tornare a condividere qualche ora in allegria.
Dopo aver fatto il mio acquisto – quattro bicchierini che si usavano un tempo nei bar per servire il Calvados, spesa totale 1 euro e 50 centesimi – me ne sono andata a zonzo per il paese, che in realtà consiste in una manciata di case immerse nella campagna, la chiesa, la Mairie (il municipio) e il cimitero.
Camminavo scattando fotografie quando, ad un tratto, non ho resistito e nonostante il cartello “vietato entrare”, mi sono addentrata nel cantiere di un gruppetto di case in ristrutturazione, e guardate cosa ho scoperto…
Tornando sui miei passi mi sono imbattuta in un signore sorridente e cordiale, che con alcuni amici stava preparando delle deliziose saucissons (salsicce) alla brace per tutti gli astanti. Vedendomi con la macchina fotografica al collo ha esclamato: “Noi siamo pronti per la foto!”. Un invito al quale non ho osato dire di no. Questo è il risultato…
Non lo trovate simpatico?
Insomma, visto il tempo non proprio clemente, ero uscita di casa un po’ indecisa, ma alla fine sono stata felice di essermi immersa per un attimo nella vita di questo angolo di Normandia e di rientrare a casa con il mio piccolo bottino. Ah, visto che ora ho i bicchierini, dovrò comprare una bottiglia di Calvados! Vi farò sapere.
I Quattro Cento Colpi non è solo un film iconico, pilastro della Nouvelle Vague, è anche il mio film preferito in assoluto. François Truffaut ci ha lasciati troppo presto, ma per fortuna ci ha anche lasciato questo piccolo/grande capolavoro di cui possiamo continuare a godere all’infinito. E’ la magia del cinema, la magia dei registi immortali.
I film di Truffaut mi fanno venire il batticuore, per la loro sincerità, semplicità, purezza.
Ma Les Quatre Cents Coups, il suo primo lungometraggio, rappresenta qualcosa di speciale per me, per tre motivi:
Ha la mia stessa età (uscì nel 1959).
Per la prima volta un film esplorava il periodo dell’adolescenza (“L’adolescence ne laisse un bon souvenir qu’aux adultes ayant mauvaise mémoire“, disse Truffaut riassumendo il suo film”).
La scena finale, una delle più belle della storia del cinema, è stata girata in Normandia, a Villers-sur-Mer.
Conoscevo già questo delizioso villaggio del Calvados a un quarto d’ora di macchina da Deauville. Mi ci portò cinque anni fa la mia amica Stéphanie. Ma solo un mese fa ho scoperto che proprio lì Truffaut girò la scena finale dei Quattro Cento Colpi, quando Antoine Doinel vede per la prima volta il mare.
Ieri ho quindi preso la macchina e mi sono diretta sul “luogo del delitto”, nell’ultimo tratto di spiaggia del piccolo comune normanno che costeggia Rue Alfred Feine. Eccolo….
Ero molto emozionata. Mi mancava quasi il respiro. C’era un gran bel sole (qui in Normandia ha piovuto per un mese intero) e camminare sulla stessa spiaggia dove il mio amato Truffaut ha girato l’ultima, straordinaria, scena di questo gioiello della cinematografia mondiale, è stato qualcosa di davvero speciale.
Sembrava che il tempo si fosse fermato. A differenza del tratto più noto, c’era pochissima gente.
Dopo essermi faticosamente ripresa da questa botta emozionale, sono andata a zonzo con la mia macchina fotografica. Ecco il risultato… spero che ispiri anche voi.
Come diceva Truffaut, “Je fais des films pour réaliser mes rêves d’adolescent, pour me faire du bien et, si possible, faire du bien aux autres”. “Faccio film per realizzare i miei sogni adolescenziali, per farmi del bene e, se possibile, fare del bene agli altri”. Nonostante se ne sia andato 37 anni fa, i suoi film continuano a farci/farmi tanto bene… Merci François!
Amo andare a zonzo per le stradine di campagna con la mia bagnole rossa che ha più di 20 anni, fermandomi ogni tanto per scattare una foto.
La mia bagnole, Charlotte
Lo faccio per memorizzare i paesaggi, le luci, i colori, gli odori, la bellezza di questa terra.
1 / 12
C’è l’imbarazzo della scelta. Ovunque vai trovi scorci unici, tesori artistici e architettonici, una natura rigogliosa che ti accoglie e ti stupisce, con quei cieli immensi che mutano continuamente.