Irving Penn: un’icona a Deauville

Considerato un’icona, uno dei più grandi fotografi del Ventesimo secolo, Irving Penn (1917-2009) ha realizzato foto rigorose e senza tempo durante alcuni dei periodi più tumultuosi del Novecento.

I contributi artistici di Penn per Vogue hanno formato un’eredità senza precedenti che, secondo la direttrice di Vogue Anna Wintour, “ha cambiato il modo in cui le persone hanno visto il mondo e la nostra percezione di ciò che è bello”.

Mentore dal leggendario fotografo e regista artistico Alexey Brodovitch, Penn inizia a lavorare come artista commerciale per Harper’s Bazaar alla fine degli anni ’30 e successivamente per American Vogue nei primi anni ’40. Incoraggiato da Alexander Liberman, direttore editoriale di Vogue, si impegna nella fotografia professionale nel 1943.

Nel successivi sessant’anni, Penn fotografa più di 150 copertine per Vogue e produce migliaia di editoriali innovativi celebrati per la loro semplicità formale e l’uso della luce naturale.

Rompendo tutte le convenzioni, Penn si avvicinò alla fotografia come artista, ampliando il potenziale creativo del mezzo in un momento in cui la fotografia era principalmente intesa come mezzo di comunicazione.

Irving Penn

Dal 4 marzo al 28 maggio la Casa Europea della Fotografia (MEP) e Les Franciscaines di Deauville presentano per la prima volta al pubblico l’intera collezione di fotografie di Irving Penn (1917-2009). Un’occasione unica per ripercorrere la sua carriera, dalle prime fotografie nel 1939 nelle strade di New York, passando dai suoi famosi ritratti di Jean Cocteau, Simone de Beauvoir, John F. Kennedy, Picasso (che per farsi fotografare gli concesse solo dieci minuti), fino alle sue ultime foto di moda per Vogue Magazine.

Jean Cocteau
Al Pacino
Simone de Beauvoir

Un’opportunità unica per scoprire l’universo e la singolare serie di uno dei più grandi fotografi del Ventesimo secolo. Ecco il teaser della mostra-evento:

Niente sfarzo ma discrezione: il lusso alla normanna

La Normandia nel corso della sua storia ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il lusso, con i suoi codici, le sue grandi famiglie e le sue proprietà d’eccezione. Ma il lusso in Normandia è qualcosa di molto speciale. Non è vissuto come sfoggio di ricchezza, sfarzo e magnificenza, ma in modo discreto, senza alcuna ostentazione.

L’Hotel Barrière Le Normandy a Deauville

Deauville: moda, star e cavalli

Visitata ogni anno da milioni di turisti, Deauville è una delle mète preferite della famiglia Rotschild e delle star di Hollywood, celebrate nella famosa Promenade des Planches (costruita nel 1924) e dal Festival Internazionale del Cinema Americano.

Deauville deve la sua fortuna a un cataclisma

Deauville è uno degli emblemi del lusso normanno. Ma sapete a chi deve la sua fortuna?
A un cataclisma. Era una notte del 1874 e una fortissima tempesta si abbatté sul piccolo villaggio di pescatori del Calvados. Il mattino dopo gli abitanti scoprirono un paesaggio completamente mutato: la forza delle onde aveva generato in un colpo solo più di 40 ettari di terra vergine. Deauville deve tutto a questo spazio litoraneo nato 150 anni fa grazie a quella violenta burrasca che trasformò un paesello qualunque della  Côte Fleurie in uno dei luoghi preferiti di teste coronate (il re d’Inghilterra Carlo III ci ha festeggiato il suo 30.mo compleanno), milionari e star di Hollywood.

Deauville e Coco Chanel

Coco Chanel a Deauville nel 1913

Deauville, si sa, è sinonimo di lusso, stile ed eleganza. Non a caso è proprio qui che nel 1913 la giovane Gabrielle Bonheur Chanel apre la sua prima boutique. Donna libera e audace, Coco confeziona i suoi cappelli in un negozio a due passi dal Casinò. Le sue creazioni vanno immediatamente a ruba tra le ricche e nobili signore che frequentano l’ambita località balneare. Grazie a Coco si liberano dai corsetti e dalle lunghe e pesanti sottane imposte dalla Belle Epoque e, seguendo il suo esempio, cominciano a fare il bagno nell’oceano in costume da bagno. Una rivoluzione.

Il colore grigio-beige tipico della spiaggia di Deauville la ispira per i suoi innovativi abiti in morbido e fasciante jersey, destinati a diventare uno dei capisaldi delle sue collezioni. Così come la marinara, ispirata alle maglie dei pescatori, e le giacche dei fantini e dei giocatori di polo. Eccole, felici e liberate con indosso camicie a righe, pantaloni da marinaio e completi da spiaggia che Coco arricchiva con perle e camelie cucite sulla cintura o sul risvolto del colletto.  Uno stile casual-chic che avrebbe cambiato per sempre la storia della moda, e non solo, e che l’ha resa una leggenda, un’icona assoluta. Autentica espressione di quel lusso discreto tipico della Normandia.

Deauville e i cavalli da corsa

L’Aga Khan a Deauville nel 2013 (foto dal Corriere della Sera)

Deauville e i cavalli da corsa: un connubio perfetto. Frequentata e molto amata dai membri delle dinastie Aga Khan e Rothschild, dai giocatori di calcio e tennisti, dai milionari di tutto il mondo, dal Giappone al Qatar, Deauville è il punto di riferimento per chi vuole acquistare un cavallo purosangue, in Francia e non solo.

Qualche anno fa ho avuto il grande piacere di passare una giornata all’ippodromo di Deauville, uno dei più belli di Francia, che fu inaugurato nel 1863 dal Duca di Morny. Ricordo di essermi trovata a un certo punto a pochi metri da Maria Niarchos, sorridente e soddisfatta perché la cavalla di proprietà della famiglia, la super campionessa Alpha Centauri, si era aggiudicata la vittoria.

Maria Niarchos e famiglia alla premiazione di Alpha Centauri a Deauville, 2018 (photo by Elisabetta Malvagna)

Se volete leggere il diario di quella esperienza cliccate QUI. E se volete immergervi nell’adrenalinica atmosfera delle corse ippiche a Deauville, guardate il mio video !

L’ippodromo di Deauville

Hermès, un’icona del lusso nell’Eure

Deauville è famosa per le sue boutique di lusso, il suo Casinò (datato 1912) , il celeberrimo Hotel Le Normandy, dove Claude Lelouch girò molte scene del film cult “Un uomo una donna“, il Festival del Cinema e le corse ippiche. Ma non esiste solo Deauville. Se parliamo di lusso, la Normandia vanta un nome davvero importante: Hermès.

Da 25 anni nell’Eure c’è la sede di uno dei principali marchi di Alta Moda, gioielli, profumi, pelletteria (celebri le borse Birkin e Kelly), selleria e cosmetici di lusso (tutti made in France). Sono 250 i dipendenti che lavorano per la maison fondata nel 1837 da Thierry Hermès e che non sembra conoscere la parola crisi. Anzi, nel 2021 Hermès ha anche creato una scuola di formazione per pellettieri, l’ “Ecole Hermès des savoir-faire“, dove i giovani tirocinanti, durante stage di 18 mesi, imparano tutti i segreti di un’antica arte che fattura milioni di euro l’anno.

Rouen e il suo ultimo sarto

André Marcel nel suo atelier a Rouen, foto presa da Internet

Per capire meglio in cosa consiste il lusso discreto della Normandia, bisogna conoscere André Marcel, l’ultimo sarto di Rouen, la capitale della Regione. Il suo atelier si trova al primo piano di un palazzo in Rue de Rollon, per vedere la vetrina e l’insegna bisogna alzare lo sguardo. Qui Marcel confeziona da anni abiti da uomo su misura, in lino, lana e seta; abiti preziosi perché realizzati secondo l’antica tradizione dei maestri sarti francesi. Completi e pezzi unici che durano decenni e non passano mai di moda. Insomma, il vero lusso.

Il lusso (secondo me)

Le ninfee del giardino di Monet a Giverny

Un abito su misura, un profumo o una borsa d’alta moda, una collana di perle Chanel, una valigia Hermès… tutti oggetti di lusso, siamo d’accordo. Ma sono oggetti. Per come la vedo io il vero lusso è avere il tempo e la possibilità di girare per i vicoli di Mont-Saint-Michel, ammirare l’arazzo di Bayeux o le ninfee del giardino di Monet a Giverny, perdersi nella foresta di Bellême, nell’Orne, o lungo i sentieri della Suisse Normande. E sì, anche passeggiare a piedi nudi sulla spiaggia di Deauville come faceva Coco Chanel. Voi che ne pensate?

Alla prossima!

Folgorata da “Memorie di un pazzo” di Flaubert

“Da bambino, amavo ciò che si vede; da adolescente, ciò che si sente; da uomo, non amo più nulla.”
Gustave Flaubert

Ho appena finito di leggere “Memorie di un pazzo” di Gustave Flaubert, sono rimasta letteralmente folgorata. Flaubert quando lo scrisse aveva 17 anni !!!!

Flaubert scrisse “Memorie di un pazzo” un anno dopo aver incontrato Elise Schlesinger sulla spiaggia di Trouville-sur-Mer, durante le vacanze estive. Lui aveva 15 anni e se ne innamorò perdutamente, segretamente, e non la dimenticò più, pensò a lei fino alla fine dei suoi giorni.

Gustave Flaubert (Rouen, 1821-Croisset, 1880)

Nel romanzo Elise è Maria, una splendida donna dalla carnagione olivastra e i lunghi capelli ricci, sposata, che a sua totale insaputa provoca una vera e propria rivoluzione emotiva in Gustave, ragazzo sensibile, colto, che non capisce il mondo in cui vive e passa ore ad ascoltare il rumore della pioggia riflettendo sul senso della vita (in sostanza, un depresso).

E’ una folgorazione, una passione esplosiva che successivamente, quando lei smetterà di frequentare quella località balneare normanna (ispirata appunto a Trouville), si trasformerà in un sentimento molto più profondo, che lui identificherà con il vero amore, quello assoluto, incorruttibile, immortale.

Unico romanzo apertamente autobiografico di Flaubert, “Memorie di un pazzo” è la base di un capolavoro che arriverà 30 anni dopo : “L’Educazione sentimentale“. Confesso: l’ ho iniziato anni fa, ma poi l’ ho abbandonato. Ma lo riprenderò presto, giuro

Alla prossima!

Ucraina e Normandia, unite nell’inferno

Tra esattamente un mese sarà un anno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. E’ un fatto. Tragico. Mi sono venute in mente le immagini di un’altra invasione, un’altra guerra, un altro inferno nel cuore dell’Europa. Sono le immagini che ho scattato l’estate scorsa a Falaise (Calvados). Questa cittadina normanna a 40 chilometri a sud di Caen è stata la protagonista di una delle più violente battaglie della storia della liberazione della Normandia, della Francia e dell’Europa dall’ invasione nazista. Sto parlando della Sacca di Falaise, che avvenne due mesi dopo lo Sbarco in Normandia, nell’agosto 1944.

Una battaglia che pose fine a 90 giorni di durissimi combattimenti contro l’esercito del Terzo Reich e segnerà l’inizio della fine per l’esercito tedesco. Parigi verrà poi liberata il 24 agosto.

Il 7 agosto  il 2nd Canadian Corps parte da Caen, appena liberata, verso Falaise. Di fronte ha tre divisioni tedesche, tra le quali la famigerata 12a SS Hitlerjugend, che oppongono una violenta resistenza. Ci vorranno 10 giorni prima che gli alleati, anglo-canadesi e polacchi, raggiungano Falaise. 

La Sacca di Falaise fu un vero e proprio inferno: oltre 12 mila tedeschi uccisi e 50 mila fatti prigionieri, gravi perdite tra le truppe canadesi (5.500 tra morti, feriti e dispersi) e polacche (1.400 morti). La devastazione totale. L’odore dei cadaveri in decomposizione si sentiva a chilometri di distanza. Una battaglia che inoltre lasciò sul terreno di guerra un’immensa quantità di materiali bellici, per sbarazzarsi dei quali bisognerà attendere i primi anni Duemila.

Ero stata varie volte a Falaise, ma l’estate scorsa ho scoperto l’opera di uno dei pionieri della street art, Jef Aérosol. Le foto che vedete raccontano le toccanti creazioni di questo artista di Nantes esposte davanti al Mémorial de Falaise, un museo tutto dedicato alla vita e alle sofferenze dei civili che subirono gli anni dell’occupazione tedesca e dello sbarco in Normandia nel 1944.

Questo dandy delle bombolette spray ha lasciato la sua impronta sui muri di molte città in tutto il mondo. I suoi ritratti in bianco e nero, illustri o anonimi, spesso dipinti a grandezza naturale, testimoniano l’attaccamento dell’artista ai più profondi valori umani. Impossibile non vedere in questi volti la stessa disperazione della popolazione ucraina.

Le opere che vedete sono state realizzate da Jef Aérosol tra il 2 e il 7 maggio 2019, davanti agli abitanti, ai passanti e ai turisti nella bellissima piazza dedicata a Guglielmo il Conquistatore (nato a Falaise nel 1027). Tratti da materiale d’archivio, i ritratti sono stati rilavorati nel suo atelier e trasposti in forma di stencil. Osservando i volti di questi uomini, donne e bambini, risuona forte un grido d’aiuto, ma soprattutto la parola “pace”. E sinceramente mi chiedo come sia possibile che gli errori e gli orrori della Seconda guerra mondiale non abbiamo insegnato nulla.

Addio a Elisabetta, ‘the Queen, Our Duke’

Sapevate che Elisabetta II, oltre che regina d’Inghilterra, era anche duchessa di Normandia? Anzi duca, al maschile. È una lunga storia che vale la pena raccontare…

Tra i 130 milioni di sudditi di Sua Maestà che l’8 settembre scorso sono rimasti orfani della loro amata Regina, ci sono anche molti normanni.

Dal 2 giugno 1952, giorno della sua incoronazione, per gli abitanti delle isole franco-inglesi nel Canale della Manica lei è sempre stata “il duca”, al maschile.

Perche’ duca e non duchessa?

Il ritratto, senza corona, di Elisabetta “duke of Normandy”, nel palazzo dell’Assemblea di Jersey.

Nonostante facciano parte della Normandia, Jersey, Guernsey, Alderney, Sark, Herm, Jethou, Brechou e Lihou sono sotto la corona britannica. Da mille anni sono infatti governate dai re e dalle regine inglesi.

Bandiere a mezz’asta a Jersey per la morte di “the Queen, our duke”.

Ma perché “Duke of Normandy” e non “Duchess”? La spiegazione è semplice: nella gerarchia degli appellativi reali, “Duke” è più forte di “Duchess” e niente può essere più forte di un monarca; quindi, lui o lei, indipendentemente dal sesso, deve rimanere il più forte. Ecco perché il nome resta al maschile.

Se Lilibeth era “Duca di Normandia”, era però “Duchessa di Edimburgo”. Come mai, vi chiederete? Perché era moglie del Duca di Edimburgo, il Principe Filippo, il suo adorato consorte morto l’anno scorso.

Comunque, ora tutta questa strana gestione dei titoli è finita: con Carlo III la regalità torna a essere maschile.

Lilibeth e la Normandia: un grande amore

Ieri, mentre aspettavo di ascoltare il primo discorso del nuovo re d’Inghilterra Carlo III, ho indagato un po’ e ho scoperto che anche la mia regale omonima aveva un rapporto particolare con la Normandia.

Basti dire che Elisabetta è stata incoronata nello stesso luogo, l’Abbazia di Westminster a Londra, dove furono incoronati i suoi avi Guglielmo il Conquistatore (primo re normanno d’Inghilterra) e Riccardo Cuor di Leone.

Ma non è solo per questo che Lilibeth amava questa terra.

Ecco alcune delle sue visite, ufficiali e non, rimaste nella storia.

Rouen, 1972

La Regina Elisabetta e il Principe Filippo lasciano Rouen a bordo dello yacht Britannia il 19 maggio 1972 • © Agence France Presse

Siamo nel maggio 1972 e la regina e suo marito Filippo stanno completando il loro viaggio ufficiale in Francia. Arrivano in treno alla stazione di Rouen da Parigi.

Per gli abitanti della cittadina normanna è un giorno quasi festivo. Molti dipendenti vengono autorizzati a partire per partecipare a questo evento e agli studenti viene concesso di non andare a scuola. Rouen viene invasa dalle bandiere e decorata con fiori.

La coppia (entrambi parlavano perfettamente il francese) fa prima un passaggio davanti alla cattedrale, poi si reca davanti al monumento di Giovanna d’Arco in Place du Vieux-Marché. Un momento importante: la Regina omaggiava l’eroina torturata dagli inglesi.

Elisabetta e Filippo vengono quindi portati sulla riva sinistra del cimitero militare nel distretto di Saint-Sever, dove dalla Prima guerra mondiale sono sepolti migliaia di soldati del Commonwealth.

Lilibeth e il Principe torneranno nel loro regno a bordo dello yacht Britannia, che consideravano la loro residenza preferita, in un’atmosfera degna dell’Armada.
Salperanno salutati dall’ovazione dei tanti normanni presenti (e ci sarà anche un uomo che fuggendo ai controlli cercherà di salire a bordo).

Deauville, 1967

La Regina Elisabetta arriva a Deauville, 1967.

La passione sfrenata per i cavalli e per le corse porterà molte volte sua Maestà in Normandia. È il 29 maggio 1967 quando Elisabetta arriva all’aeroporto di Deauville-Saint-Gatien per visitare le migliori fattorie e allevamenti di cavalli della regione francese.

Il Libro d’Oro di Deauville firmato dalla Regina Elisabetta nel 1967..

La sovrana ne approfitta per visitare i famosi allevamenti (haras) normanni. Per tre giorni si stabilisce nel castello di Sassy, ​​tra Argentan e Alençon. Attraversa la campagna dell’Orne e visita in particolare l’Haras du Pin.

Vent’anni dopo, nel 1987, la Regina amazzone tornerà dai suoi adorati purosangue, accogliendo l’invito dell’allenatore Alec Head, proprietario dell’Haras du Quesnay, nei pressi di Deauville. Incontrerà anche Philippe Augier, allora amministratore delegato dell’agenzia francese di vendita di purosangue.

Elisabetta II nell’allevamento di Quesnay nel 1987 (archivio Ouest France)

In quella occasione, la Regina approfitta per fare un salto nell’elegante cittadina costiera, dove verrà eccezionalmente autorizzata ad attraversare a bordo della sua Rolls Royce le celebri Planches di Deauville.

La Regina Elisabetta nella sua Rolls Royce sulla spiaggia di Deauville.

Veterana della Seconda Guerra Mondiale

La Regina Elisabetta era una veterana della Seconda guerra mondiale: era stata assistente di ambulanza per l’esercito britannico. E’ stata l’ultima sovrana europea ad aver vissuto i bombardamenti su Londra, nel 1940, e all’epoca dello sbarco degli alleati aveva 18 anni.

Dal canto suo, Filippo era il nipote di Louis Mountbatten, capo del quartier generale dell’Operazione Jubilee, lo sbarco canadese a Dieppe nel 1942.

Non sorprende quindi che durante il suo lungo regno abbia partecipato regolarmente alle commemorazioni del D-Day.
Come nel 1984, quando al fianco di Ronald Reagan e François Mitterrand si reca a Utah Beach e ad Arromanches per salutare e ringraziare i veterani britannici.

Nel 1994, per il 50.mo anniversario dello sbarco, visita il cimitero americano di Colleville-sur-Mer e Omaha Beach al fianco di Bill Clinton.

La Regina Elisabetta alla commemorazione del D-Day il 6 giugno 1994.

Nel 2004 torna ad Arromanches con Jacques Chirac, George Bush e Vladimir Putin.

Elisabetta con Bush, Chirac e Putin ad Arromanches nel 2004.
La Regina Elisabetta con Jacques Chirac nel 2004.


Quella volta Lilibeth cerca anche di ritagliarsi un momento privato: viene “beccata” a Honfleur, gioiellino sulla costa del Calvados, mentre entra in uno dei tanti ristoranti che si affacciano sul vecchio porto. La voce dell’arrivo della sovrana si è sparsa a macchia d’olio: giornalisti, telecamere e turisti si accalcano davanti al ristorante. Lei entra senza fermarsi. La vera notizia è che non indossa uno dei suoi iconici cappelli.

Esce poco dopo, ma non si ferma a salutare i tanti fan, soprattutto inglesi, che nel frattempo la attendono per vederla da vicino e immortalare l’evento.  Nessuno però gliene farà una colpa. Anche una Regina ogni tanto ha diritto a mangiarsi una cosa in santa pace….

Il suo ultimo viaggio in Normandia

Il suo ultimo viaggio ufficiale in Normandia risale al giugno 2014, per il 70.mo anniversario del D-Day. La regina, all’epoca 88enne, accompagnata da Carlo e Camilla e dal presidente François Hollande, si troverà al fianco dei leader mondiali, tra i quali Barack Obama, Vladimir Putin, Giorgio Napolitano e Angela Merkel.

La Regina Elisabetta nel suo ultimo viaggio in Normandia per le celebrazioni del D-Day, 2014.

L’8 settembre 2022 l’iconica e inimitabile Queen Elizabeth II ci ha lasciati. La monarchia regge (per ora), ma una cosa è certa: nessuno altro re o regina sarà come lei, “Our Queen, Our Duke”.

Alla prossima!