Qualche foto della Normandia per evadere dall’incubo Covid

Mentre l’incubo Covid continua, in Francia c’è il secondo lockdown e a Nizza un uomo è stato decapitato nella Cattedrale di #NotreDame. Sto quindi pensando che la cosa migliore sia postare qualche foto della mia bella #Normandia. Per respirare aria pura e sognare…

VOGLIO TERMINARE QUESTO POST CON UNA CITAZIONE DI JIM MORRISON

“Non c’è notte tanto lunga da non permettere al Sole di risorgere il giorno dopo” .

Resistiamo e crediamoci!

A presto 🙂

A Trouville con Monet e Marguerite Duras

Oggi sono andata a Trouville sulle tracce di Claude Monet e Marguerite Duras. Trouville è una bellissima cittadina del Calvados scoperta nel XIX secolo da un piccolo gruppo di pittori, Charles Mozin in primis. Con la moda dei bagni al mare il piccolo villaggio normanno si trasformò in una rinomata stazione balneare.

La spiaggia di Trouville secondo Monet

Qui trovarono ispirazione Izabey, Boudin, Pissarro. Ma soprattutto Claude Monet, che vi soggiornò subito dopo il matrimonio con Camille Doncieux , nell’estate del 1870. 

Sempre nella stessa cornice Monet dipinse La spiaggia di Trouville. Osservate il quadro qui sotto.

La donna in bianco sulla sinistra potrebbe essere proprio Camille, mentre l’altra, vestita in nero e assorta nella lettura, è stata identificata in Marianne Boudin, moglie del primo maestro di Monet. Pensate: sulla superficie del dipinto sono stati trovati dei granelli di sabbia. Immagino il grande pittore impugnare i suoi pennelli sotto il sole e il vento per dare vita a questo capolavoro che oggi si trova nella National Gallery di Londra.

L’Hotel des Roches Noires

In quel periodo Monet era un pittore squattrinato. Dopo il successo ottenuto da Boudin con le sue vedute di Trouville, decise anche lui di piazzare il suo cavalletto su quel tratto di costa. Senza riuscirci. Sì, perché l‘Hotel des Roches Noires rimase invenduto e l’artista lo lasciò all’albergatore per pagare il conto. Incredibile ma vero: oggi il quadro, considerato uno dei grandi capolavori dell’impressionismo e conservato al Musée d’Orsay di Parigi, non ha prezzo.

Amato da Proust e Duras

Un secolo dopo, L’Hotel des Roches Noirs diventerà il luogo preferito di Marcel Proust mentre Marguerite Duras vi acquisterà l’appartamento che diventerà il suo rifugio.

La scrittrice amava la natura e l’autenticità di quella cittadina. Era attratta da quel mare, sul quale si affacciava la sua “tana”, e che riusciva a trasmetterle una “visione di insieme”, la sensazione di avere davanti il “tutto”.

Spero che questo viaggio della fantasia vi sia piaciuto. In fondo basta poco per respirare “aria pura” e ritemprarsi per affrontare l’autunno. Ne abbiamo davvero bisogno!

Alla prossima!

Che piacere leggerti, caro Proust…

Lo ammetto: sono perdutamente innamorata di Marcel Proust.

L’ho studiato al liceo. Iniziai a leggere “Alla ricerca del tempo perduto“, ma dopo 10 pagine mollai. Ero troppo giovane. O forse non ero nel mood giusto… Sono passati diversi decenni e ora non passa giorno che non legga qualche pagina di questo capolavoro assoluto della letteratura. Mi dà gioia.

La statua di Marcel Proust a Cabourg

Qualche tempo fa sono andata a Cabourg, nel Calvados. Come molti sanno, Proust ha trascorso molti anni in questa splendida cittadina sulla Côte Fleurie , che nella Recherche diventò Balbec. Scenario di centinaia di preziose pagine che ancora oggi incantano lettori di ogni parte del mondo.

Il Grand Hotel di Cabourg

Proust ci andava da bambino, con l’amata nonna faceva lunghe passeggiate, “controvento chiacchierando”, come scrisse in una lettera. Poi, dal 1907 al 1914 Cabourg diventò il suo luogo di villeggiatura. A volte ci passava solo 15 giorni, altre volte si tratteneva più a lungo. Alloggiava sempre al Grand Hotel. E’ qui che bacia per la prima volta Albertine. E in quella stessa stanza con vista sul mare, ora è possibile trascorrere qualche giorno immersi nelle atmosfere proustiane. Un giorno lo farò anch’io.

Un homme qui dort, tient en cercle autour de lui le fil des heures, l’ordre des années et des mondes.

E’ una frase tratta da Du côté de chez Swann (“Dalla parte di Swann”), il primo dei sette volumi che compongono A’ la recherche du temps perdu (3.724 pagine). Lo sto leggendo, in francese. Faccio un po’ di fatica, lo ammetto. Ma dopo aver acquistato sul kindle anche la versione in italiano, sono arrivata alla conclusione che non ci sia nulla di più bello che leggere un autore in lingua originale. Specialmente se si tratta di Proust.

La promenade Marcel Proust a Cabourg

Adoro tuffarmi in ogni frase, poi la attraverso come se fossi in apnea, cercando di percepire ogni più piccola sfumatura, come per sentire la voce e l’anima di Marcel. Mi lascio trasportare da questa corrente, una frase dopo l’altra, senza paura, come se percorressi un tratto di mare agitato, ma trasparente. Poi, quando sento che non ho più fiato, quando le braccia cominciano a cedere e non riesco più a nuotare, mi fermo. Il giorno dopo riprendo quelle pagine immergendomi di nuovo nell’universo proustiano.

Ho la fortuna di aver studiato il francese e le opere di molti scrittori d’Oltralpe. Questo mi permette di calarmi nel mondo interiore del maestro del romanzo moderno, e di godere di quel linguaggio lirico e metaforico, dalle infinite sfumature.

Al momento sono arrivata a pagina 73. Piano piano punto ad arrivare alla fine. Dopodiché mi resteranno altri 6 volumi da leggere! Ma per Proust questo ed altro.

Alla prossima!

Lion-sur-Mer, sulle spiagge dello sbarco

Tra le mète più importanti della Normandia ci sono sicuramente le spiagge dello sbarco. Omaha Beach è assolutamente da non mancare. Ma non è la sola. Lion-sur-Mer è un piccolo villaggio che fa parte del settore chiamato Sword Beach. Qui il 6 giugno 1944 sbarcarono i soldati inglesi.

Quando si arriva sulla spiaggia di Lion-sur-Mer, nel Calvados, ci si trova di fronte a un vasto panorama. Ad est l’estuario dell’Orne, da cui salpa il ferryboat diretto in Gran Bretagna, e il litorale della Côte Fleurie. Ma anche l’estuario della Senna, sopra al quale si intravede a volte la silhouette del Pont de Normandie. La costa prosegue verso Le Havre e l’inizio dei 120 chilometri della Côte d’Albâtre, chiamata così per il colore biancastro delle acque e delle rocce che si ergono lungo la costa.

Quando c’è la bassa marea si possono facilmente trovare numerosi fossili e pescare gamberi, cozze e vongole per una bella cenetta tra amici e in famiglia.

Nato come villaggio di pescatori, Lion-sur-Mer si è trasformato in una rinomata stazione balneare con eleganti ville costruite dalle ricche famiglie attirate dal fascino di questi luoghi. Salendo verso la Chiesa di Saint Pierre, si ritrova l’antica atmosfera che animava il villaggio, con le tipiche case dei pescatori, in cui le scale esterne in pietra danno su piccoli cortili comuni.

A Lion-sur-Mer si respira un’aria di tranquilla libertà. Non è raro vedere coppie di innamorati che passeggiano sulla sabbia scambiandosi effusioni. O bambini che giocano, si rincorrono e fanno il bagno osservati attentamente dalle nonne…

A pochi metri dalla spiaggia si trova La Tamise, costruita nel 1851 dall’architetto di Caen Léon Marcotte. E’ una delle prime residenze vacanziere realizzata sulle dune.

La Tamise

Tra le tante case famose diventate monumenti storici, Le Castel Louis. Realizzata nel 1868 per il compositore Aubert, fu successivamente trasformata in un casinò. Modificata nel 1900 dall’architetto Navarre, tre anni dopo divenne una residenza privata. La villa è decorata con ceramiche grès di Alexandre Bigot (1862-1927), specializzato nell’Art nouveau.

Le Castel Louis

Se insomma volete visitare un villaggio non molto conosciuto ma tipicamente normanno, e godere di una piacevole giornata di mare, Lion-sur-Mer è la destinazione perfetta.

Alla prossima!

Il cimitero americano a Omaha Beach, per non dimenticare

La Normandia è strettamente legata a uno dei più drammatici momenti della nostra storia. Spesso mentre attraverso le stradine e la miriade di piccoli paesi di questa regione, penso alla sofferenza e ai drammi che questo popolo ha vissuto e subìto durante l’occupazione nazista e la Seconda Guerra Mondiale.

Visitare Omaha Beach e il cimitero americano di Colleville-sur-Mer aiuta a non dimenticare.

Settanta ettari a picco su una scogliera che sovrasta una spiaggia immensa raccolgono le spoglie di 9.387 soldati americani morti per la maggior parte durante il D-Day.

Di proprietà degli Stati Uniti d’America, il cimitero e il monumento ai caduti sono gestiti dall’American Battle Monuments Commission, un’agenzia indipendente del Governo statunitense, e ogni anno vengono visitati da un milione di persone.

Oltre a Theodore Roosevelt Jr., figlio del presidente Theodore Roosevelt, qui sono sepolti anche Preston e Robert Niland, la cui storia ha ispirato Steven Spielberg per il film Salvate il soldato Ryan.

Camminare tra le migliaia di croci bianche è commovente. Il silenzio e una profonda tristezza accompagnano i visitatori di uno dei luoghi simbolo della Seconda Guerra Mondiale. Immaginare che così tanti giovani siano rimasti uccisi per liberarci dal nazismo provoca emozioni difficili da spiegare.

Qui sopra la statua bronzea alta sei metri, realizzata da Donald De Lue, che raffigura The Spirit of American Youth Rising from the Waves.

Anche il vicino Memorial Museum è assolutamente da non perdere.

Brividi. Storia. Bellezza struggente.

Alla prossima!