Falaise, la città di Guglielmo il Conquistatore

Falaise è la città natale di Guglielmo il Conquistatore, primo re normanno d’Inghilterra, che lanciò proprio da Falaise la sua invasione nel 1066. Cittadina ricca di storia nel dipartimento del Calvados, fu poi conquistata nel 1204 da Filippo II di Francia, ripresa da Enrico IV nel 1417, e finalmente riportata sotto la corona francese da Carlo VII nel 1450.

La Chiesa di Saint Gervais

Il sabato mattina vado spesso a fare la spesa al mercato settimanale di Place Belle Croix. I banchi stracolmi di deliziosi prodotti gastronomici, proseguono anche in Rue Amiral Courbet e Rue de la Fresnaye.

Ieri finita la spesa, ho fatto una lunga passeggiata per le stradine di Falaise. E ho scoperto una vera meraviglia: la chiesa di Saint Gervais. Costruita 10 secoli fa sotto il mitico Guglielmo, fu completata dal figlio Henri I Beauclerc e consacrata nel 1134.

Le parti romaniche sono dovute all’influenza architettonica dell’Abbazia delle Signore di Caen, costruita da Guglielmo. La chiesa ha subìto molti danni nel corso dei secoli: dopo l’assedio di Filippo II alcune parti furono ricostruite in stile gotico; poi nel 1417 durante la Guerra dei Cent’anni; fu quindi incendiata nel 1590, durante le Guerre di Religione. In seguito furono rifatti il coro, l’ambulatorio, le sue cappelle e quelle dell’abside.

Gravissimi i danni durante la Seconda Guerra Mondiale: la chiesa fu infatti pesantemente bombardata nel corso della Battaglia di Normandia.

Il Castello di Guglielmo

Ma Falaise offre molto altro. Nella lunga lista di gioielli da visitare c’è il Castello di Guglielmo il Conquistatore, circondato da mura imponenti e davvero suggestive.

Accanto al Castello c’è il Mémorial des Civils, un magnifico museo nato nel 2016, dedicato a un aspetto spesso ignorato: quello della vita dei civili francesi durante l’occupazione tedesca, la liberazione e nel post-guerra. Assolutamente da non perdere.

Alla prossima!

La bella Deauville tra spiagge, lusso e cavalli

Deauville è la destinazione preferita delle star a nord di Parigi. Non solo per le boutique dei più importanti stilisti del mondo, gli hotel e i ristoranti di lusso, ma anche per le sue spiagge, il festival del Cinema americano e le corse ippiche che richiamano vip, nobili e milionari.

La spiaggia di Deauville

La Promenade des Planches, che costeggia la grande spiaggia di sabbia fine, è punteggiata di cabine con i nomi delle maggiori star americane.

Il Festival del Cinema Americano di Deauville

L’Hotel de Normandie

L’Ippodromo di Deauville

Quella qui sopra non è una foto d’epoca: l’ho scattata qualche tempo fa, quando i miei amici Fabrice e Aurélie, assidui frequentatori dei concorsi ippici, mi hanno portata ad esplorare quello che potrei definire “un mondo a parte”.

Mi ha colpito subito il mix di persone altolocate e gente comune. A Deauville vedi signore con abiti firmati e scarpe da 800 euro accanto a ragazzi e ragazze in jeans e cappellino, o tranquille coppie di pensionati.

Trascorrere una giornata a Deauville durante un concorso è molto divertente e stancante. Bisogna passare continuamente dalla zona in cui vengono mostrati i cavalli in gara a quella riservata al pubblico che assiste alle corse. E non sono vicinissime.

Andare a Deauville con i miei amici è un vero spasso. Venendo da quel mondo, conoscono tutti i nomi dei cavalli e dei loro proprietari. E in quanto habitué, mi hanno fatto entrare con loro nella zona vip, dove servivano tartine al caviale, macarons e champagne.

Ma la cosa più bella è stato il mio battesimo come scommettitrice.
Tra i cavalli in gara ce n’era anche uno chiamato Prince. Il “genietto di Minneapolis” è il mio artista preferito, quindi non potevo non scommettere su di lui. Purtroppo è arrivato secondo. Anche se per un attimo ho pensato di aver vinto: i giudici hanno dovuto stabilire il vincitore con il toto-finish, facendomi restare per un attimo col fiato sospeso.

A Deauville il mare, il lusso, la cultura e i cavalli sono un tutt’uno.

Alla prossima!

La magia di Mont Saint-Michel

Uno dei siti più visitati della Francia

Mont Saint-Michel è una delle destinazioni preferite della Francia. Lo spettacolo di questa collina che con l’alta marea si trasforma in isola è davvero qualcosa di unico e richiama ogni anno milioni di persone da tutto il mondo.

Mont Saint-Michel racchiude in sé 1.300 anni di storia e colpisce per l’atmosfera sospesa e quasi surreale che regna intorno all’abbazia. Un capolavoro dell’architettura che unisce stile romanico, carolingio e gotico, e sul quale svetta la statua di San Michele.


Se vuoi saperne di più sulla storia che lega questo santo a Mont Saint-Michel, leggi anche questo post.

Quando si arriva a Mont Saint-Michel, un tempo abitato da due tribù celtiche e divenuto mèta di pellegrinaggio cristiano, si è sopraffatti da stupore e da un’estrema calma. Come se l’immenso cielo che sfiora le acque, quasi sospese, agisse da analgesico dell’anima.

Un po’ di storia

In questo angolo di Francia situato sul golfo di Saint Malo nella Manica, dopo i celti sbarcarono i romani. Nel IV secolo fece la sua comparsa il Cristianesimo e Mont Saint-Michel divenne la sede di un monastero, che durante la Guerra dei Cent’anni verrà assediato dagli inglesi.
Nel Cinquecento il monastero si trasformò in una prigione.
Nel Seicento passò ai benedettini che vi fondarono una scuola.
Con la Rivoluzione Francese i monaci furono cacciati e tornò ad essere una prigione, poi chiusa nel 1863.
Mille anni dopo la sua fondazione, nel 1969, tornarono i benedettini, sostituiti nel 2001 dalle Fraternite monastiche di Gerusalemme.

Attualmente nell’Abbazia vivono cinque monaci e cinque monache, che accolgono i pellegrini e i visitatori durante le messe e i vespri.
Insomma, una storia lunga e molto affascinante!

La luce e il silenzio

A Mont Saint-Michel la luce cambia continuamente: si diverte a giocare e a trasformarsi, in una perfezione assoluta. Non serve parlare. Anzi, meglio il silenzio per godere appieno di questa esperienza.
Il mio consiglio è questo: mentre camminate, osservate e respirate profondamente.
Lo spirito di questo luogo magico entrerà in voi e non vi abbandonerà più.

Oltre al silenzio e alla pace meditativa, a Mont Saint-Michel trovi anche molto confusione. Nei mesi estivi le viuzze del villaggio medievale che si sviluppano intorno all’abbazia brulicano di turisti che affollano i ristoranti e i negozi di souvenir. È quasi impossibile evitare l’acquisto di un santino o di un oggetto griffato.

Per evitare la folla di turisti, meglio essere lì prima delle 10 del mattino e dopo le 18: il villaggio è praticamente vuoto e svela il suo volto mistico e misterioso. Insomma, qui il sacro e il profano, il rumore e il silenzio, il terreno e il divino, sono elementi che si mescolano da secoli. A questo si aggiungono il profumo di salsedine, il fascino delle maree e una vista unica al mondo.

Una cosa è certa: visitare Mont Saint-Michel una sola volta non basta. E così mi sono ripromessa di tornarci molto presto!

Alla prossima!

La Chiesa parlante di Menil-Gondouin

Eglise vivante et parlante de Menil-Gondouin

La prima volta che ci sono passata davanti, ho pensato che un gruppo di scatenati graffitari avesse deciso di sfogare la propria creatività su questa piccola chiesa in mezzo alla campagna normanna. Mi sbagliavo di grosso….

La storia della cosiddetta “Chiesa vivente e parlante di Menil-Gondouin” è davvero unica. L’autore di questa “follia” fu Padre Victor Paysant, un sacerdote atipico, amico dei poveri e instancabile pellegrino. E’ il 1873 quando Padre Victor viene nominato parroco di una chiesetta non ancora completata, Saint-Vigor. Si rimbocca le maniche, finisce i lavori e decide di pensare lui stesso all’arredamento e alla decorazione, sia esterna che interna. Con un preciso obiettivo: spiegare la religione cattolica attraverso le immagini. Il risultato è sorprendente.

Antesignano della street-art, Padre Victor tra il 1873 e il 1921 ricopre i pavimenti, i soffitti e le pareti di scritte latine, scene religiose, iscrizioni di diversi colori e dimensioni, citazioni dipinte o incise.

Ma l’abate-costruttore-artista va oltre: accumula negli anni diverse statue, tavole, simboli… il risultato è un originalissimo “museo cristiano” in mezzo alla campagna normanna.

L’audace parroco non si accontenta: oltre a raccogliere fondi per la manutenzione della chiesa, la pubblicizza facendo realizzare almeno 200 cartoline postali, nelle quali appare anche lui! Lungimiranza e grande abilità di marketing, visto che quelle cartoline serviranno poi a restaurare la chiesa e farla rinascere.

E sì perché alla sua morte, nel 1921, il nuovo parroco, obbedendo alle autorità ecclesiastiche, fa cancellare tutte le scritte e i dipinti, ricoprendoli con la calce.

Questo patrimonio rurale religioso resterà nascosto fino al 2004. Quando Guy Béchet, sindaco di questo piccolo comune di 180 anime, intraprende un viaggio a piedi a Roma per raccogliere fondi per il restauro delle decorazioni originali.

Grazie ai ricordi di un abitante centenario, con l’aiuto delle vecchie cartoline ritrovate e il sostegno dell’Associazione “Les Amis du Houlme”, la chiesa di Menil-Gondouin è quindi tornata ad essere esattamente come l’aveva voluta il parroco ribelle.

Spero che questa storia vi sia piaciuta. Alla prossima!

Un weekend a Giverny

L’Impressionismo. Monet. La natura. Quanto è bella Giverny!

Erano diversi anni che volevo visitare la casa di Monet e il suo famoso giardino. Ma la realtà ha decisamente superato le aspettative.

Approfittando della presenza di mia figlia, sbarcata in Normandia la prima settimana di agosto, ho prenotato un b&b e con la mia bagnole abbiamo raggiunto la cittadina che ogni anno attira mezzo milioni di visitatori.

Appena arrivate, siamo andate alla ricerca del b&b che avevo prenotato (Le Trou Normand) e abbiamo avuto la prima piacevole sorpresa: ci siamo trovate di fronte a una piccola casa del XVIII secolo situata nella zona medievale della città, immersa in un rigoglioso giardino.

Le Trou Normand

Le Trou Normand è gestito da una coppia davvero gentile e simpatica, lui scrittore (Frédérick), lei pittrice (Anne-Marie) che, oltre a fornirci una mappa della cittadina, ogni mattina ci hanno fatto trovare fuori dal cancello una baguette e dei croissant appena sfornati!

Dopo aver rapidamente disfatto i bagagli ed esserci rinfrescate, siamo andate a prenotare i biglietti per visitare la casa di Monet, il più noto e gettonato sito di Giverny. Ma la biglietteria aveva appena chiuso. Così abbiamo deciso di fare un giretto per la via principale, rue Claude Monet, ricca di negozi di artigianato, giardini curatissimi, uno spettacolare atelier di cappelli fatti a mano, bistrot e locali storici.

Le Coin des Artistes e l’Hotel Baudy

In rue Claude Monet, al numero 65, si trova il famoso Le Coin des Artistes, un piccolo b&b a conduzione familiare vicinissimo alla casa-giardino di Monet e al Museo dell’Impressionismo.

Al numero civico 81 c’è un locale storico di Giverny, l’Hotel Baudy, uno dei pochi ristoranti della cittadina, dove puoi fare una pausa e goderti un’omelette di coscia d’anatra o la crespella con camembert. L’Hotel Baudy è dotato di un piacevole giardino esterno, dietro al quale si può visitare l’Atelier d’Artistes, perfettamente conservato per far rivivere ai visitatori le atmosfere impressioniste.

Il giardino dell’Hotel Baudy
L’Atelier d’Artistes dietro l’Hotel Baudy

Passeggiando, siamo giunte alla tomba di Claude Monet, che visse a Giverny per ben 43 anni, e che si trova all’interno del Cimitero di Giverny.

Cimitero di Giverny, la Chiesa di Sainte-Radegonde 

La casa e il giardino di Claude Monet

Il giorno dopo, di buon’ora, siamo tornate alla biglietteria della Casa di Monet. C’era già la fila! Ma l’attesa non è stata troppo pesante e siamo riuscite a fare abbastanza rapidamente il nostro ingresso nel mondo di Monet.

Gli arredi, i colori pastello, i fiori, i quadri, i pavimenti, gli oggetti, l’atmosfera …. sembrava che il fondatore dell’Impressionismo fosse lì, da qualche parte. Si aveva l’impressione che stesse per sedersi a tavola, o che da un momento all’altro entrasse nel suo atelier con il pennello in mano.

Il Clos Normand

Dopo la visita nella famosa magione di Monet, ci siamo dirette verso l’altrettanto celebre giardino (aperto da fine marzo a novembre).

Quando Monet acquistò la casa, il giardino non esisteva. C’era solo un orto, che l’artista trasformò in giardino, il cosidetto Clos Normand, coltivando varie specie di fiori che sbocciano in diversi momenti dell’anno e dando così vita a un caleidoscopio di colori che cambiano a seconda delle stagioni. Quel giardino divenne una fondamentale fonte di ispirazione per i suoi quadri. 

Nel 1893, Monet acquistò un altro terreno dove creò il bacino delle ninfee, ottenuto deviando il Ru, un afluente dell’Epte. Qui Monet coltivò una nuova specie di pianta, incrociando le ninfee bianche con delle varietà tropicali, e che fu presentata all’Esposizione Universale del 1889. Da questo incrocio nacque il giardino acquatico immortalato nella celeberrima serie delle Nymphéas e visitato ogni anno da turisti provenienti da tutto il mondo. 

Pic-nic sulla Senna

Il bello di Giverny è che, oltre alla possibilità di godere della bellezza dei luoghi in cui visse uno dei più grandi artisti della storia, si può anche godere di momenti di relax immersi nella natura. Consigliati da Frédérick e Anne-Mrie, , abbiamo fatto una lunga passeggiata nella campagna circostante, arrivando alla riva della Senna, dove ci siamo godute un piacevolissimo picnic al fresco e con una piacevolissima vista sul fiume.

Tornando verso il centro, abbiamo notato questo cartello.

Il Moulin des Chennevières (34 Chem. du Roy) è un antico mulino trasformato in b&b. Circondato da un grande parco, è il luogo perfetto per gli amanti della pace assoluta e della natura. Il parco ospita infatti alcuni animali esotici come struzzi, canguri e alpache.

Insomma, per chi visita la Normandia, una tappa a Giverny è d’obbligo! Io, posso dirlo, ci ho lasciato un pezzetto di cuore.

Alla prossima!